Nei giorni scorsi si è conclusa la rilevazione sulla congiuntura economica di agosto per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi reggiane. La rilevazione è stata eseguita da Confcommercio-Imprese per l’Italia Reggio Emilia attraverso l’invio di un questionario alle imprese associate.

Il 44% delle imprese che hanno risposto al questionario ha chiuso il mese di agosto 2022 in linea con lo stesso mese dello scorso anno, mentre è in calo per il 37% di esse e in crescita per il 19%. Nel confronto col periodo pre-Covid, il 24% delle stesse imprese ha chiuso il bimestre luglio-agosto 2022 in linea con lo stesso bimestre del 2019; il 50% di esse lo ha chiuso invece in calo e il 26% in crescita.

Le aspettative sul volume di affari dei prossimi mesi, poi, sono di un calo per il 53% delle imprese che hanno partecipato alla rilevazione e solo il 14% di esse si aspetta un incremento. Il 69% non sta cercando personale, ma del 31% rimanente più di tre su quattro faticano a reperirlo. Difficoltà nel reperire articoli o prodotti che commercializza le incontra invece il 53% delle imprese che hanno risposto al questionario. Forte è anche la pressione sui listini: l’80% delle imprese che hanno partecipato alla rilevazione hanno riscontrato aumenti nei listini dei fornitori dal 10% fino anche, per alcune, al 100%; aumenti che sono stati trasferiti dalle imprese sui listini al pubblico soltanto dal 52% di esse.

Venendo infine alla bolletta energetica, che è aumentata per la totalità delle imprese che hanno partecipato alla rilevazione, per il 67% di esse è raddoppiata, è triplicata per il 19%, quadruplicata per il 10% e perfino quintuplicata per il 4% di esse.

«L’analisi dei dati raccolti -spiega il presidente di Confcommercio Reggio Emilia, Davide Massarini- ci consente di fare alcune considerazioni. Anche per la nostra provincia i dati confermano in sostanza il momento di fragilità che stanno attraversando le imprese. Per altro il fatturato di questi mesi è dopato anche da un inevitabile aumento dei listini, aumento che però non compensa l’impennata dei costi energetici. L’aumento dei listini al pubblico, inoltre, riguarda il 52% delle attività mentre la restante parte per ora ha assorbito gli aumenti delle bollette e dei listini dei fornitori vedendosi erosa la quasi totalità della marginalità. Crescono inoltre le difficoltà nel reperire articoli commercializzati per più del 50% delle imprese e sempre più della metà di esse vede poi con sfiducia i prossimi mesi prevedendo un calo del volume d’affari». «Non c’è più tempo -conclude Davide Massarini-, il Paese ha bisogno di stabilità governativa e di accelerare le azioni necessarie a supporto delle famiglie e delle imprese».